Denaro, eutanasia del tifo sportivo
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- Scritto da MARCO MORELLI
E' curioso che un articolo di fondo si occupi del campionato di calcio e dell'ennesima vittoria della squadra più blasonata a livello nazionale quando di calcio sono pieni i palinsesti televisivi. Con queste note vorremmo invitare ad una riflessione sul calcio, ma anche sullo sport in generale, che ha segnato tanti momenti entusiastici e spensierati della nostra vita.
Come è risaputo il mondo calcistico italiano annovera il nono scudetto consecutivo vinto dalla Juventus. Si tratta di vera gloria sportiva, oppure non è che lo scontato esito della monopolizzazione internazionale dello sport da parte del denaro?
Negli ultimi dieci anni un'esplosione esponenziale di introiti economici da diritti televisivi, sponsorizzazioni, diritti pubblicitari, merchandising, partecipazione ad eventi, ecc., ha creato in ogni nazione una squadra smaccatamente prevalente sulle altre, con prospettive di vero e proprio dominio sportivo irreversibile.
Ma attenzione: se la Juventus ha vinto gli ultimi nove campionati italiani dominando, stessa cosa è avvenuta nelle altre principali nazioni: nove campionati in fila vinti pure in Germania dal Bayern, in Francia dal Paris SG, in Spagna da Real Madrid e Barcellona (da loro 24 degli ultimi 25 campionati spagnoli), in Russia dallo Zenith e dal CSKA e l'elenco di "dominanti" sarebbe lungo; squadre che poi si contendono tra loro pure le coppe più prestigiose. Tornando al campionato italiano la Juventus fattura 450 milioni (contro i 200 di Milan, Napoli, Atalanta ecc.) e paga stipendi per 250 milioni, contro i 100 delle altre squadre che cercano di contenderle il campionato.
Tradotto in effetti pratici, la Juventus può contare su una foltissima rosa di giocatori blasonati e dagli ingaggi stellari (60 milioni lordi annui solo per Ronaldo), e siccome il calcio non lo si vince a parole ma coi fatti sul campo, le possibilità delle altre squadre di ostacolarla sono praticamente pari a zero. Certo, può accadere in una partita, ma non nell'arco di un campionato. Agli altri solo pie illusioni, vendute ad arte dai media che devono pur autosostenersi, nonostante il finale sia già scritto sin dall'inizio. Il meccanismo perverso per cui nello sport la ricchezza attira altra ricchezza, a scapito di chi ricco non lo è, in questi ultimi dieci anni ha distrutto quel che è l'essenza dello sport mondiale: la competizione paritaria. Avviene nel basket, nell'automobilismo, nel motociclismo, in quasi tutti gli sport di squadra in cui c'è sempre stata la prevalenza dei più forti economicamente, ma che un tempo non era così spropositata e permetteva anche l'affermarsi periodico di qualche outsider. A livello nazionale il Bologna, il Cagliari, il Verona, la Fiorentina e la Sampdoria un tempo potevano vincere un campionato e, a livello mondiale, il mitico Vittorio Brambilla poteva conquistare il Gran Premio d'Austria su una ordinaria March-Ford Cosworth.
E' un vero peccato che il piacere e le speranze del tifo dei più deboli siano soffocate (per sempre?) dalla dittatura del denaro.