LAURA MORANTE
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- Scritto da Marco Morelli
È stata al centro delle cronache estive, quando, festeggiando il suo compleanno lo scorso 21 agosto, una sua dichiarazione ha fatto il giro del web: "Se mi faccio ritoccare, sopprimetemi". Ha ragione da vendere Laura Morante, simbolo raro di bellezza che splendidamente resiste ai segni del tempo (e orgogliosamente non li nasconde). E, soprattutto, artista al centro del cinema italiano (e internazionale) da quasi quarant'anni.
Nel 1980 fu scoperta da Giuseppe Bertolucci, che la fece debuttare sul grande schermo con "Oggetti smarriti". Il suo secondo film porta la firma di Bernardo Bertolucci: un anno dopo, nel 1981, girò infatti "La tragedia di un uomo ridicolo" accanto a Ugo Tognazzi e Anouk Aimée.
Come è passata dal teatro al cinema?
"Io vengo dalla danza. Mia madre mi diceva scherzosamente che avevo imparato prima a ballare e poi a camminare. Poi sono passata al teatro con Carmelo Bene. Feci una piccola cosa in televisione, un adattamento di "Amleto" firmato proprio da Carmelo Bene, dove mi notarono per offrirmi un piccolo ruolo in una serie con Giorgio Albertazzi".
E il cinema?
"Giuseppe Bertolucci mi aveva vista a teatro e mi volle per fare un provino. Così mi scelse per "Oggetti smarriti", di cui era produttore Bernardo, che mi chiamò successivamente per "La tragedia di un uomo ridicolo" avendomi vista nel film del fratello".
Bernardo Bertolucci era molto amico di Pier Paolo Pasolini, di Alberto Moravia e di sua zia Elsa Morante...
"Non abbiamo mai parlato con lui della sua amicizia con mia zia Elsa durante la lavorazione del film. So comunque che lui era un suo grande ammiratore".
Con "La tragedia di un uomo ridicolo" lei andò al Festival di Cannes (dove Ugo Tognazzi vinse il Premio come miglior attore, ndr), facendo il suo primo red carpet. Che ricordo ha di quell'esperienza?
"Feci il red carpet incinta. Scappai – ricorda sorridendo – dopo il primo giorno...".
Lei ha dichiarato: "Ho accettato anche film non belli, addirittura brutti, solo perché dovevo mandare avanti la famiglia. No, non dirò mai quali siano stati questi film". Possiamo parlare allora di quelli belli?
"Ce ne sono parecchi... Ho lavorato con Gianni Amelio, Mario Monicelli, Alain Resnais, João César Monteiro...".
E, come tutti sanno, con Nanni Moretti, Pupi Avati, Carlo Verdone, Paolo Virzì. Un elenco davvero lungo, per una carriera unica. Gli attori con i quali si è trovata meglio?
"Anche qui, devo dire, tanti attori e tante attrici. Un bellissimo legame è nato con Silvio Orlando, con il quale abbiamo fatto "Ferie d'agosto" di Virzì: è stata un'esperienza molto bella e divertente. Con lui reciterò a breve in un nuovo film che sarà diretto da Daniele Luchetti. Poi ci sarebbero tanti altri nomi: André Dussollier, Jean-Louis Trintignant, il compianto Ennio Fantastichini, Carlo Verdone, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Javier Bardem... Tra le attrici, Sabine Azema, Anouk Aimée, Piera Degli Esposti...".
Il suo debutto come regista, "Ciliegine", risale al 2012. Qual è stata la molla che l'ha spinta a passare dietro la macchina da presa?
"La mia intenzione iniziale era quella di scrivere una sceneggiatura. Subito avevo venduto proprio la sceneggiatura, che avrebbe dovuto dirigere un altro regista. Poi il produttore chiese a me di farlo. È stata un'esperienza importante. Il film è andato bene. Di conseguenza è stato più facile trovare il produttore per il secondo ("Assolo", ndr), e così ho deciso di continuare".
Quest'ultimo anno, almeno in apparenza, sembra essere stato meno intenso di altri per quanto riguarda le sue apparizioni sul grande schermo...
"Quando si scrive, ci vuole parecchio tempo. Continuo a lavorare nei periodi in cui scrivo. Non sono mai stata un'attrice che fa pochi film. Ci sono periodi più intensi e periodi in cui mi occupo della famiglia. Ci sono stati anche periodi difficili, in cui ho dovuto accettare dei ruoli che non mi soddisfacevano. In queste settimane, oltre al nuovo film di Luchetti, che sto per girare, comincerò anche a scrivere la mia terza sceneggiatura".
E a proposito di scrittura, lei ha da poco scritto il suo primo libro ("Brividi immorali" per La nave di Teseo, ndr), che raccoglie "racconti e interludi" su famiglie, coppie in crisi, omicidi e amici...
"Gli altri preferiscono i romanzi ai racconti. A me piace invece questa forma di espressione".
La curiosità del libro è che, al suo interno, si trovano, in testa e in coda agli interludi, anche delle note (musicali) di Nicola Piovani, vincitore dell'Oscar per la musica de "La vita è bella".
Recentemente è uscita anche una bella pubblicazione del Centro sperimentale di cinematografia – Cineteca nazionale che racconta la sua carriera: il volume "Laura Morante – In punta di piedi" di Stefano Iacchetti raccoglie, tra le tante, anche le testimonianze di Carlo Verdone, Pupi Avati, Nicola Piovani, Gianni Amelio, Michele Placido. In un capitolo si cita un articolo de "La Stampa" del 1987, nel quale la Morante veniva definita "La giovane attrice italiana più enigmatica, bella e fatale, della quale registi e partner sono stati pazzamente innamorati". Bella, enigmatica e fatale: caratteristiche che ancora oggi, senza bisogno di alcun "ritocco", tutti le riconoscono.