LA “NON STIMA” DEL PERICOLO
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- Scritto da Marco Morelli
Rimarranno indelebili nella memoria
di ognuno di noi le immagini dei giorni
scorsi dei tre giovani rumeni avvinghiati
l'uno all'altro, in mezzo al fiume
Natisone in piena, in un abbraccio disperato
per far fronte alla morte.
In molti si sono chiesti cosa ci facessero
lì 2 giovani e brave studentesse
insieme ad un loro amico in un periodo
così drammatico se si guarda ai
fenomeni legati alla meteorologia dei
giorni precedenti.
La domanda che è sorta spontanea è
la solita: i giovani sono più sprezzanti
del pericolo rispetto agli adulti?
Un mito da sfatare, secondo i risultati
di uno studio condotto presso la
Yale's School of Medicine della New
York University. Una serie di test
comportamentali, pubblicati sui "Proceedings
of the National Academy of
Sciences", indicano infatti che i ragazzi
non sono affatto più propensi a
rischiare: semplicemente, non sono
consapevoli di ciò a cui vanno incontro.
Se opportunamente informati,
infatti, si rivelano perfino più cauti
degli adulti.
"La scoperta" afferma Agnieszka
Tymula, ricercatore del Center for
Neural Science della NYU e coautore
dello studio, "offre nuove possibilità
per comunicare con gruppi di questa
età: fornire agli adolescenti informazioni
statistiche sui comportamenti
pericolosi o un addestramento che
permetta loro di comprendere bene i
rischi può essere efficace nell'imporre
loro dei limiti."
Queste osservazioni potrebbero cambiare
un paradigma ormai tradizionale
sulla propensione al rischio dei giovani,
aiutando a progettare in modo
diverso gli interventi sociali destinati
a prevenire comportamenti pericolosi
come l'abuso di droghe o la guida
imprudente, oppure comportamenti
talvolta "scellerati" come l'affrontare
con sufficienza situazioni in natura,
apparentemente normali, ma che
nascondono insidie talvolta letali.
Un monito quindi, per genitori ed insegnanti,
ad essere più comunicativi
e meno restii a trasferire esperienze
consolidate di vita.