LA SCIMMIA NUDA
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- Scritto da MARCO MORELLI
Negli anni ’70 Desmond Morris, uno stimato zoologo inglese, divenne milionario scrivendo un best seller che si impose nelle librerie di tutto il mondo : “La scimmia nuda”.
Il libro, che suscitò infinite discussioni tra pensatori e scienziati, analizzava le caratteristiche dell’unica tra le 192 specie di Primati (scimmie) esistenti al mondo a non essere ricoperta dal pelo: l’uomo.
Al di là dei rigorosi contenuti scientifici del libro, che ne sostennero il successo, a fare scandalo fu la provocatoria disamina dell’ homo sapiens visto quale evoluto scimmione nudo. A scuotere i lettori fu, ed è tuttora, la forzata presa di coscienza di quanto l’umanità dopo decine di millenni non riesca a liberarsi completamente dai propri istinti primordiali meno nobili nello svolgimento della vita sociale.
Abbiamo raggiunto affascinanti traguardi tecnologici, musei e biblioteche traboccano di sublimi opere, istituzioni religiose e laiche hanno ispirato eroiche iniziative umanitarie, eppure individualmente siamo sempre incredibilmente vulnerabili nei nostri egoismi animali, nelle nostre pulsioni, che spesso vanno a minare il corretto rapportarsi con gli altri. La scimmia nuda non la ritroviamo solo nella criminalità violenta, nello squallido avvicendarsi sulle strade attorno ai fuochi notturni delle prostitute, nell’autolesionistico sollazzo procurato da una droga pesante, nella disonestà politica, e via dicendo; la scimmia nuda la ritroviamo nelle attività basate sul raggiro dei più deboli e dei più indifesi per il proprio miserabile tornaconto; la ritroviamo ogni qual volta c’è assenza di sensibilità verso la sensibilità altrui. Che il sopruso si compia in un quartiere malfamato o in uno splendido ufficio direzionale, nell’esercizio di uno sport o in un’aula parlamentare, nulla cambia. Sempre di scimmie nude si tratta.
Oggi siamo alle prese con i danni economici causati da una classe politica che ha agito in funzione dei propri consensi e non al servizio della gente; il malcostume politico che abbiamo tollerato in periodi economici di vacche grasse ora ci si è ritorto contro. Tutto ciò ci riporta ad una beffarda constatazione: rifiutiamo sdegnati un’ipotetica discendenza da mangiatori di banane, ma un milione di anni dopo, pur con aspetto esteriore più gentile di quanto non fosse quello di un australopiteco, siamo ben distanti dal garantire a tutti gli individui della comunità un’esistenza senza patemi d’animo, come almeno avveniva allora nella solidarietà del branco.
Marco Morelli